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Cosa sono i derivati?

Si chiamano derivati quei contratti o titoli il cui prezzo deriva dal valore di mercato di uno o più beni, detti “attività sottostanti”, come azioni, obbligazioni, indici finanziari, valute, tassi d’interesse, prodotti come il petrolio, caffè, mais, soia, ecc. o dal verificarsi di un determinato evento nel futuro.

Ci sono molte tipologie di derivati.

I futures sono contratti molto standardizzati, negoziati nelle borse ufficiali; con i futures si ci  impegna ad acquistare (o a vendere) alla scadenza ed al prezzo prefissati l’attività sottostante, ad esempio, grano, oro, metalli, caffè, ecc., oppure una valuta (currency futures) o azioni (financial futures).

I forward si differenziano dai futures per il fatto di essere contratti stipulati (come altre tipologie di derivati) fuori dalle borse ufficiali, in mercati alternativi, detti “OTC – over the counter”: si tratta di mercati – non regolamentati – creati da istituzioni finanziarie e da professionisti tramite reti telematiche.

Poi ci sono le opzioni, che conferiscono la facoltà, non l’obbligo, di comprare (call) o vendere (put) un determinato titolo a una determinata data futura a un determinato prezzo detto “strike price”.

I prodotti derivati sono utilizzati, principalmente, per finalità di:

– ridurre il rischio su beni o titoli finanziari (finalità di copertura o hedging);

– conseguire un profitto (finalità speculativa).

I derivati hanno una storia molto lunga: già nel Medioevo e nel Rinascimento forme relativamente semplici di contratti tipo i derivati erano usati in alcune città italiane, che erano allora alla guida dell’economia europea.

Poi, nel seicento, forme sofisticate di opzioni e futures erano ampiamente utilizzate alla borsa di Amsterdam.

Già allora tali tecniche si prestavano facilmente ad abusi, truffe, manipolazioni; così in Inghilterra, nel 1733, dopo uno scandalo borsistico, una legge proibì alla borsa londinese la contrattazione di opzioni e future.

Dalla metà dell’Ottocento, la borsa di Chicago ha negoziato i future sulle merci agricole, mentre il mercato dei future e delle opzioni sulle azioni si è affermato a partire dal 1972-73.

Oltre ai futures ed alle opzioni, ci sono altri tipologie di derivati, tra cui i contratti di swap.

Con i contratti swap si può scambiare un importo in una valuta con un importo in una valuta diversa: ad esempio, un’impresa italiana che abbia esportato merci negli Stati Uniti con pagamento in dollari a sei mesi (periodo nel quale dovrebbe quindi affrontare il rischio che il dollaro si deprezzi nei confronti dell’euro) potrebbe cancellare tale rischio scambiando, tramite uno swap di valute (currency swap – CS): questo importo con quello di un’impresa statunitense che abbia esportato merci in un paese europeo con pagamenti in euro, sempre a sei mesi.

Altre volte gli swap sono utilizzati per scambiare un tasso di interesse fisso con uno variabile (interest rate swap – IRS): per esempio, una persona A corrisponde gli interessi che percepisce da un’obbligazione a tasso variabile – tramite uno swap – a un soggetto B, che, a sua volta, gli gira gli interessi di un bond a tasso fisso.

Lo scambio dei tassi di interesse in uno swap oltre agli interessi attivi può riguardare anche interessi passivi (debiti), per esempio tra una persona con mutuo a tasso variabile ed una con un mutuo a tasso fisso.

Invece i credit default swap – CDS sono contratti di assicurazione che prevedono un pagamento nel caso di fallimento di un’azienda.

 

I rischi

Mentre con le opzioni è possibile perdere al massimo il prezzo dell’acquisto dell’opzione, nel caso dei future non è infrequente poter subire perdite molto superiori, ad esempio, impegnandosi con un future call ad acquistare un bene che poi sale molto di prezzo.

In generale, il rischio di un derivato è difficile da stimare poiché dipende da una variabile sottostante.

Nel tentativo di stimarne il rischio si è ricorsi a metodi statistici di calcolo delle probabilità, anche molto complicati; non a caso i derivati vengono spesso concettualmente equiparati alle scommesse, più che a degli investimenti (fino al 2000 negli USA i derivati finanziari erano soggetti alle sanzioni previste contro il gioco d’azzardo).

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